La tradizione più accreditata colloca il centro di origine degli stili interni sul monte Wudang, che si trova nella provincia di Hubei nel Nord-Ovest della Cina; in questo luogo era praticato il culto taoista della divinità Xuandi
( l’imperatore Nero, il guerriero protettore del mondo) che risiede nella Stella Polare, punto di riferimento del Taiji quan.
Sul monte Wudang pare abbia vissuto circa 800 anni fa (1127-1279) il monaco taoista Zhang Sanfeng che è indicato come il creatore del Taiji quan. Infatti, se si interrogano i maestri sull’origine di quest’arte, essi sono soliti raccontare questa storia: l’eremita Zhang Sanfeng un giorno era affacciato alla finestra della sua capanna quando la sua attenzione fu attirata dal grido di un uccello. Si sporse e vide una gazza spaventata scendere dall’albero su cui si trovava. Ai piedi dell’albero c’era un serpente. Nel duello che seguì la gazza fu battuta dal serpente il quale combatteva con flessibilità e con movimenti curvilinei. Zhang Sanfeng capì allora che la flessibilità è più efficace della rigidità ed individuò tutta una serie di elementi che formano la base del Taiji quan.
Si dice infatti: Quando un uomo è vivo, il suo corpo è morbido e flessibile;
Quando è morto è duro e rigido.
Gli alberi e le piante sono molli e pieghevoli quando crescono,ma secchi e fragili alla morte.
Così essere duri e rigidi è l’aspetto della morte; essere morbidi e cedevoli, quello della vita.
Gli Stili Interni, sono caratterizzati dall’utilizzo della Energia Interna in uno stato psicofisico di rilassamento in cui decontrazione muscolare e vuoto mentale consentono nel combattimento un atteggiamento di cedevolezza che neutralizza l’applicazione di forza dell’avversario. L’allenamento pertanto mira alla consapevolezza e allo sviluppo dell’energia interna per consentirne una buona circolazione. Questi stili hanno la loro origine, come approccio “energetico”, nelle prime pratiche energetiche del Dao Yin risalenti alla metà del III millennio a.C. e nello sviluppo successivo del Qi Gong (in particolare nel III sec. a.C.). L’unione di queste pratiche energetiche con le arti marziali avviene solo più tardi, nel V sec. d.C. grazie al monaco buddista Bodhidarma che applica il Qi Gong agli stili di combattimento, dapprima utilizzando il Qi Gong dei 5 animali elaborato dal medico Ha Tuo nel II sec. d.C. per rinvigorire il fisico dei monaci dopo le lunghe meditazioni, e successivamente codificando 18 esercizi (shi ba luo ha shou) da cui si ritiene abbia poi avuto origine lo stile Shaolin. 3 Molto probabilmente già durante la dinastia Tang (618-907 d.C.) si diffusero degli stili di arte marziale che possono essere considerati i precursori degli Stili Interni: fonti diverse riferiscono il Mian Quan (pugilato del cotone) e il Rou Quan (pugilato morbido), lo Hsientien Quan praticato dall’immortale Li Tao Tze, il San Shi Qi ideato dall’eremita Xu Xuan Ping. La differenziazione definitiva tra le due scuole può essere collocata a cavallo tra il XIII e il XIV sec., se consideriamo l’origine leggendaria del TJQ con la figura dell’immortale monaco taoista Zhang San Feng che avrebbe ideato il cosiddetto e discusso Sistema Wudang (dal nome del monte Wudang dove sorge il tempio taoista, centro del culto della divinità taoista Xuan Di, l’Imperatore Nero, guerriero protettore del mondo che risiede nella Stella Polare). Notizie certe che documentano la nascita dei vari Stili Interni sono invece del XVII sec. e riferiscono alcuni personaggi chiave per ciascuno stile: Chen Wangtin per il Tai Ji Quan, Yue Fei per il Xing Yi Quan e Dong Haichuan per il Ba Gua Quan.
Tàijíquán (Wade-Giles T’ai Chi Ch’uan – pugno della suprema polarità)
Forma di combattimento basata sul controllo dell’avversario secondo i principi taoisti dell’alternanza fra Yin e Yang, le tecniche di questo stile vengono applicate evitando il contrasto e ricercando la fluidità e le linee di minor sforzo. È divisa principalmente in cinque stili (Chen, Yang, Wu, Wu Yu-Xiang e Sun) di cui il più antico (lo stile Chen) può esser fatto risalire al 1600. Sebbene sia a tutti gli effetti una disciplina marziale e di combattimento, in occidente è diventata popolare nella sua forma di ginnastica per la salute.
Xíngyìquán (Wade-Giles Hsing I Ch’uan – pugno dei cinque elementi)
Stile basato su tecniche rettilinee esplosive e su un controllo lineare dello spazio; le sue tecniche di base sono catalogate, seguendo la cosmologia taoista, secondo i cicli costruttivi e distruttivi dei cinque elementi (metallo, legno, acqua, fuoco e terra) e dei dodici animali (Drago, Tigre, Scimmia, Cavallo, Coccodrillo, Gallo, Aquila, Orso, Uccello Tai, Serpente, Falco, Rondine) in modo che ad ogni attacco corrisponda, in modo più o meno univoco, una parata ed un contrattacco.
Bāguàzhǎng (Wade-Giles Pa Kua Chang – palmo degli otto trigrammi)
Sviluppato nel XIX secolo sulla base degli esercizi taosti della “meditazione camminando in cerchio” è ben presto divenuto uno dei capisaldi delle tecniche di combattimento interne delle arti marziali cinesi. Si tratta di tecniche principalmente circolari e fluide, tanto da essere spesso viste come il naturale contraltare dello Hsing-Yi. Il nome di questo stile deriva dagli otto trigrammi che formano la base del Yijing (il libro dei mutamenti) e che sono alla base della cosmologia taoista.